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lunes, 14 de junio de 2010

Il trionfo del Tempo e del Disinganno

PARTE PRIMA

Sonata

Bellezza
Fido specchio, in te vagheggio
lo splendor degl'anni miei:
pur un dì mi cangerò.
Tu sarai sempre qual sei,
io qual sono, e in te mi veggio;
sempre bello non sarò.

Piacere
Io, che sono il Piacere,
giuro, che sempre sarai bella.

Bellezza
Ed io, io che sono la Bellezza,
giuro di non lasciarti:
e se manco di fede
importuno dolor sia mia mercede.

Piacere
Fosco genio, e nero duolo
mai non vien per esser solo,
perché un sol mille ne fa.
Chi l'impero lor non toglie
dal pensiero
giorno lieto non avrà.

Tempo
Ed io che 'l Tempo sono...

Disinganno
... unito al Disinganno ...

Tempo
...discoprirò che la Bellezza è un fiore...

Disinganno
che in un sol giorno è vago e bello, e muore.

Se la bellezza
perde vaghezza,
se cade, o more,
non torno più.
E un sol momento
ride contento
il vago fiore
di gioventù.

Piacere
Dunque, si prendon l'armi,
e si vedrà quali più forza avranno:
il Piacer...

Bellezza
...la Bellezza...

Tempo
...il Tempo


Disinganno
...il Disinganno.

Bellezza
Una schiera di piaceri
posi in guardia ai miei pensieri,
l'altro meco pugnerò.
Si vedrò
se del Tempo i morsi alteri
san rapir lei mia beltà.

Tempo
I colossi del sole
Per me caddero a terra:
e una frale beltà meco fa guerra?

Urne voi, che racchiudete
tante belle:
apritevi,
mostratemi
se di quelle
qualche luce in voi restò.
Ma chiudetevi:
sono larve di dolore,
sono scheletri d'orrore
ch'il mio dente abbandonò.

Piacere
Sono troppo crudeli i tuoi consigli,
di Gioventù solo i piacer son figli.

Bellezza e Piacere
Il voler nel fior degl'anni
fra gl'affanni
passar l'ore è vanità.
I pensieri più severi
son del verno dell'età.

Disinganno
Della vita mortale,
scorre un guardo, il confine.
Pur di tempo sì breve
voi l'aurora vedete, e non il fine.

Bellezza
Il Tempo non si vede;
nacque per gioco sol di folle arciero,
ed è solo crudel per chi gli crede.

Un pensiero nemico di pace
fece il Tempo volubile edace,
e con l'ali la falce gli diè.
Nacque un altro leggiadro pensiero,
per negare sì rigido impero,
ond'il Tempo più Tempo non è.

Disinganno
Folle, tu nieghi il Tempo, ed in quest'ora
egli di tua beltà parte divora.
Dimmi, degl'avi tuoi ora che resta?
Restano l'ossa algenti,
che cela un'urna breve,
un freddo sasso.
Degl'anni tuoi già spenti,
dimmi, che ti rimane? O, folli inganni!
La beltà non ritorna, e tornan gl'anni.

Piacere
Il Tempo sempre all'uomo è ingrato oggetto.

Bellezza
Con ingegnosa frode,
quando a lui non si pensa, allor si gode.

Tempo
Nasce l'uomo, ma nasce bambino,
nasce l'anno, ma nasce canuto.
Uno è sempre al cader più vicino,
l'altro sorge dal tempo caduto.

Disinganno
L'uomo sempre se stesso distrugge,
l'anno sempre se stesso rinnova,
Uno parte, ma torna se fugge,
l'altro parte, ma più non si trova.

Piacere
Questa è lo reggia mia:
vagheggiami diviso in varie forme.
Coronato di rose,
mira scolpito in bianco marmo eletto
leggiadro stuol di giovanetti erranti.
Mira quello che dorme, ai papaveri unite
edere fresche a lui fanno corona,
molto crine è disciolto e non si cangia
o per pensier s'imbianca.
Poi, dalla parte manca,
vedi il dolore in nera pietra espresso,
col riso al labbro un bel garzon l'uccide.
L'altro, ch'è presso ci lui, col fiero ciglio,
guardo le soglie della reggia, e dice:
«Ite pallide cure, ite in esiglio».

Sonata

Bellezza
Taci: qual suono ascolto?

Piacere
Un leggiadro giovinetto,
bel diletto
desto in suono lusinghier.
E vuoi far con nuovo invito
che l'udito abbia ancor il suo piacer.

Bellezza
Ha nella destra l'ali
anzi fa con la mano
opre più che mortali.

Venga il Tempo, e con l'ali funeste
tolga queste
care gioie in sì placide rive.
Egli dorme, o non ha più gl'artigli;
no, non giovano tanti consigli
se per vivere mai non si vive.

Disinganno
Crede l'uom ch'egli riposi
quando spiego i vanni occulti.
Ma se i colpi sono ascosi,
chiari poi sono gl'insuiti.

Tempo
Tu credi che sia lungi, e il Tempo è teco.

Bellezza
Piacere, io non t'intendo;
meco sempre tu sei, misto d'affanno,
e meco è sempre il Tempo, e il Disinganno.

Tempo
Quanto chiude la terra è il regno mio.
Se me veder non vuoi,
pensa di farti in Cielo un'alma sede,
in Cielo, ov'io non giungo,
e dove bella Eternità risiede.
Fa di me miglior uso,
che se il piacer t'inganna;
con tardo pentimento
mi chiamerai: ed io dirò «non sento».

Folle, dunque tu solo presumi
che non voli più il Tempo per te?
Va per mari, per monti, per fiumi,
chiuse rocche fra bellici orrori,
lieti alberghi di rozzi pastori,
solo ardito trascorro col piè.

Disinganno
La reggia del Piacer vedesti, or vieni.

Tempo
Chiedi piacer sincero;
vieni alla reggia, ove risiede il vero.

Bellezza
Se non sei più ministro di pene,
per vedere ove è il vero piacere
la tua scorta fedel seguirò.

Piacere
Non lasciare la strada fiorita:
tu non sei qual sentiero t'addita.

Disinganno e Tempo
Se ti vanti piacere sincero,
perché fuggi lo specchio del vero?

Piacere
Io preparo presenti contenti,
e non offro un'immagin di bene
ch'agli eroi per idea s'inventò.



PARTE SECONDA


Tempo
Se del falso piacere
vedesti già la favolosa scena,
del teatro del vero,
ecco, il velo io discopro. Osserva, e mira,
mira colei che Verità s'appella;
vedrai che non s'adorna, e sempre è bella.
Con bianca veste cinta,
mira come si volge al Sole eterno,
e quello specchio mira,
che a frale sguardo, ed all'uman pensiero,
il falso rende al falso, il vero al vero.

Piacere
Chiudi, chiudi i vaghi rai
volgi lungi il tuo pensier.
O per sempre perderai,
infelice, il tuo piacer.

Tempo
In tre parti divise
l'ore del viver tuo misura, e vedi;
vedi il Tempo caduto,
vedi, ingrata, il rifiuto
dei lumi eterni, e vedi il proprio errore.
Vedi il presente, che nascendo muore.
Di là dal denso velo
ove giace il futuro,
se il tuo sguardo non scopre,
il varco è aperto alla speranza, all'opre.

Bellezza
Io sperai trovar nel vero
il Piacer, né il veggio ancora.
Anzi il mio fato severo
si contrista alla sua vista
e si perde, o si scolora.

Piacere
Tu vivi invan dolente,
se mi cerchi e mi chiami, io son presente.

Tu giurasti di mai non lasciarmi,
o il dolore che sia tua mercede.
Se risolvi di più non amarmi,
sai la pena a chi manca di fede.

Tempo
Sguardo, che infermo ai rai del sol si volge,
non sostiene il gran lume,
incolpa il sole, ed è l'error dei sensi
Che risolvi? Che pensi?

Bellezza
Io vorrei due cori in seno:
un per darlo al pentimento,
al piacer l'altro darei.

Disinganno
Ma, dimmi, a qual piacere?

Bellezza
Al piacer che più sereno
pone in vista il mio contento,
di cui poi mi pentirei.

Disinganno
Io giurerei che tu chiudesti i lumi
nello specchio del vero.

Bellezza
I lumi io chiusi perché timor mi prese
di perder la bellezza, e il mio Piacere.

Disinganno
Quanto l'alma è più bella
della spoglia mortale,
tanto a Piacer terreno
vero Piacer prevale.

Più non cura valle oscura
chi dal monte saggio vede,
ch'ella siede in basso orror.
E d'averla un giorno amato,
è così l'alma sdegnata
che detesta il proprio error.

Tempo
È un ostinato errore
lasciar sicuro duce
che il piede errante o buon cammino ha scorto.
Teco è Tempo, e Consiglio, e presto il porto.

È ben folle quel nocchier
che non vuol cangiar sentier,
e conosce il vento infido.
Navicella benché adorna,
torna, torna,
finché hai tempo, torna al lido.

Bellezza
Dicesti il vero, e benché tardi intesi.
Ma pur, nel mio cordoglio,
con riflesso di duol, voglio e non voglio.

Voglio Tempo per risolvere...

Tempo
Teco è il Tempo...

Disinganno
ed il Consiglio...

Piacere
ma il Consiglio è il tuo dolor.

Tempo
Pria ch'io ti converto in polvere,
segui il ben...

Disinganno
fuggi il periglio...

Piacere
tempo avrà per cangiar cor.

Bellezza
Presso la reggia ove il Piacer risiede
giace vasto giardino.
Ivi torbido rio si muove appena
per aura densa e grave;
dimmi, quel rio, d'onde deriva?

Disinganno
Ascolta.
Deriva da quei pianti
che sparge il mondo insano,
e formano quell'aura
gravi e densi sospir di folli amanti.

Bellezza
Giunge quel rio nel mar?

Disinganno
Manca per via,
perché il suo fine,
e il buon sentiero oblia.

Bellezza
Ed il pianto de' giusti?

Disinganno
Ha stille, che in vederle
sembrano vili,
e pure in ciel son perle.

Piacere
Lascia la spina,
cogli la rosa;
tu vai cercando
il tuo dolor.
Canuta brina,
per mano ascosa,
giungerà quando
nol crede il cor.

Bellezza
Con troppo chiare note
La Verità mi chiama;
Disinganno cortese,
dello specchio del vero,
deh! fa ch'io veggia un'altra volta il lume.

Disinganno
Eccolo, è pronto.

Bellezza
Addio, Piacere, addio.
Voglio cangior desio
e voglio dir, «mi pento»,
non dir «mi pentirò».
Quando mancar mi sento,
non voglio dar a Dio
quello che più non ho.

Or che tiene la destra
vero specchio immortale,
tu cadrai, vetro frale,
ecco, ti getto, infido specchio, a terra.

Piacere
Fermo!

Disinganno
Che tenti, ardito?

Chi già fu del biondo crine
consigliero, al suol cadrà.
Soffra pur le sue ruine,
se sovente egli compose
con i gigli e con le rose
tanti inganni alla beltà.

Bellezza
Ma che veggio, che miro?
Io credea d'esser bella, e son deforme.
Nelle mie chiome bionde
con catene di rigidi serpenti,
la vergogna, il dolore,
morda nei miei contenti i miei pensieri.
Sì, sì, cadete a terra
ricche pompe dei crine!
sia questo giorno ai miei deliri il fine.

Ricco pino
nel cammino
getto al mare e gemme ed ori,
se a lui sono inciampo al piè.
I tesori
trova allor ch'egli disperde,
ad un legno che si perde
trovar porto è gran merce.

Sì, bella Penitenza,
mentre io spargo pentita amaro pianto,
porgimi irsuto ammanto
e mentre io getto i fior, dammi le spine.
In romito confine
vivrò, ma sempre sola,
che deve solo in solitari chiostri,
mostro di vanità, viver fra i mostri.

Tempo e Disinganno
Il bel pianto dell'aurora che s'indora,
è una perla in ogni fior.
Pur men grato è quell'umore
di quel pianto, che in un care
già pentito, apre il dolor.

Bellezza
Piacer, che meco già vivesti, il vero
tu mira ancora in questo specchio, o vola
sì lontano da me,
che del tuo vil natale
io mai più non rammenti il quando e il come,
e di te perda e la memoria, e il nome.

Piacere
Come nembo che fugge col vento
da te fuggo sdegnato e severo.
Se l'inganno è il mio solo alimento
come viver io posso nel vero?

Bellezza
Pure del Cielo intelligenze eterne,
che vera scuola a ben amare aprite,
udite, angeli, udite il pianto mio,
e se la Verità dal Sole eterno
tragge luce immortale, e a me lo scopre,
fate che al gran desio rispondan l'opre.

Tu del Ciel ministro eletto
non vedrai più nel mio petto
voglia infida, o vano ardor.
E se vissi ingrata a Dio,
tu custode dei cor mio
a lui porto il nuovo cor.


Fine dell'oratorio

BENEDETTO PAMPHILI - GEORG FRIEDRICH HÄNDEL IL TRIONFO DEL TEMPO E DEL DISINGANNO

2 comentarios:

  1. Querida Euridice,
    En muchas ocasiones acudo a tu hermoso blog, siempre encuentro bellas composiciones, interesantes relatos que me estremecen, como esos versos del viejo cardenal Benedetto Pamphili sobre el triunfo del tiempo y el desengaño doloroso y la música del oratorio de Haendel. Gracias.
    Eloy Martínez Lanzas

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  2. Gracias a usted por dedicar sus horas a mi pequeño nido de recopilaciones.

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